Mi è capitato alcuni giorni fa di riflettere su una
considerazione che una persona faceva nei confronti di un suo amico, per il
quale esprimeva tutta la propria ammirazione definendolo un uomo ‘perfetto’ e
considerando la sua vita priva di difetti. Vedete, credo molto nelle sane forme
d’ammirazione; nel senso che saper cogliere nell’altro il bello senza invidia e
gelosia vuol dire che sicuramente sappiamo vederlo anche dentro di noi.
Inoltre, dimostra che quando notiamo i progressi e le cose buone in un altro significa
che non siamo delle ‘vittime’, non crediamo che la buona sorte decida i
risultati e la vita delle persone, ma che l’impegno e la costanza in quello che
si fa, unito a un atteggiamento positivo e alla fede, possano fare la
differenza.
Quello che però ritengo essere un grave errore, in cui molte persone cadono, è pensare che esistano individui ‘perfetti’ e vite ‘perfette’.
Ci sono persone interessanti, capaci, caparbie ed esistenze piene, ricche ed incredibili
ma mai ‘perfette’, perché la perfezione è qualcosa che non appartiene all’uomo;
nel senso che in ogni singolo individuo convivono due aspetti…due lati, un po’ come
il dio Giano che aveva doppia faccia: una che guardava al passato e l’altra
volta verso il futuro; due aspetti del dio che avevano quindi una loro funzione
e importanza. In tutti noi accade lo stesso; esistono due lati: quello buono e
quello cattivo, quello limpido e quello oscuro, entrambi ci sono perché
necessari, un po’ come il giorno non potrebbe esistere senza la notte. Negare
questo equivale a negare la totalità dell’individuo, vuol dire osservare in noi
solo una sfumatura, una parte che da sola non può mostrare chi siamo.
L’idea di perfezione, intesa come negazione di un aspetto a
discapito dell’altro, è per me un inganno! Come possiamo pretendere di capire
il bello se non sappiamo cosa sia il brutto? Come possiamo dire se qualcuno sia
buono se non abbiamo come riferimento l’aspetto cattivo? La grandezza di una
persona nasce sempre dalla sua debolezza, perché dagli errori impariamo la
lezione e da essa possiamo nuovamente partire. Anche quando notiamo il successo,
raggiunto da qualcuno, sarebbe un errore del nostro pensiero credere che per
quella persona la vita sia o sia sempre stata tutta ‘rose e fiori’. La maggior
parte dei disagi provengono proprio dal negare molti aspetti di noi che
crediamo siano sbagliati quando hanno un loro motivo di esistere; inoltre
quando pensiamo che l’esistenza di qualcuno sia ‘perfetta’ e la confrontiamo
con la nostra, tale verifica ci sconforta, ci deprime e tendiamo a
ridimensionare la nostra vita e a vederla come anomala in confronto a quella di
un altro, che pensiamo sia senza difetti.
Lo stress nasce
proprio dal vedere la vita a senso unico, nasce da un cattivo confronto che
facciamo con il prossimo e dal negare la bellezza dell’imperfezione. Tantissimi
attori, calciatori, cantanti…entrano in forti depressioni o in dipendenze, da
cui non riescono a uscire facilmente, spesso perché hanno perso il contatto con
la realtà, dimenticando che sono semplici persone, come tutti noi del resto, e
non eroi senza macchia. Non ci sono regole da seguire se non quella del sanorispetto per sé e per gli altri; non ci sono perfezioni da raggiungere, non
siamo obbligati a ottenere particolari risultati, a realizzare determinate cose,
a fare alcune esperienze, giacché questa forma mentis non fa altro che svilire
la nostra anima. Abbiamo il solo obbligo di seguire il nostro cuore perché
questo è l’unico modo per vivere in perfetta armonia con il nostro essere.
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