Ci sono momenti nella vita in cui non riusciamo a trovare la
nostra strada, dove tutto o quasi sembra non procedere per il verso giusto; i
nostri sogni e le nostre speranze sembrano andare in fumo. Sono momenti nei
quali si prova tanto dolore e ci sembra di non avere la forza di rialzarci. Sono
quelle classiche situazioni che tutti vorremmo evitare - credo che a
nessuno piaccia provare dolore o vedere la propria vita andare in fumo -, ma allo stesso tempo esperienze anche necessarie. Vedete, le antiche civiltà (gli egizi, i greci e
i romani) consideravano l’Uomo come parte della natura: le loro divinità, infatti,
s’identificavano con il fuoco, la terra, l'acqua... perché
sapevano che da tali elementi derivava la loro sopravvivenza. Oggi questa
visione della Vita è ancora diffusa tra i nativi d’America (con le dovute
differenze, chiaramente). Numerosi sono i riti che scandiscono i momenti più
importanti della loro esistenza, giacché per queste popolazioni vivere in
simbiosi con i cicli della natura è scontato.
Qui da noi, nella moderna civiltà occidentale, quella forma
mentis non viene presa in considerazione, perché è ritenuta obsoleta e priva di
fondamenta ma allo stesso tempo dobbiamo fare i conti con forme di stress
dovute ad una vita frenetica che c’impone ritmi forsennati e contro la nostra
natura. Mangiamo senza assaporare, eppure noi siamo quello che mangiamo; non
riposiamo bene e non siamo mai presenti in quello che facciamo; inoltre la
nostra esistenza dipende da ciò che otteniamo o creiamo senza capire che la
cosa essenziale è come viviamo. Non ci sentiamo parte di qualcosa di più grande
e così facendo ci siamo allontanati da quello che siamo veramente. Abbiamo perso la bussola e l’orientamento. In natura tutto avviene per cicli.
Ci sono le stagioni: quelle calde in cui tutto fiorisce e quelle fredde dove
tutto sembra rallentare e sfiorire. C’è il giorno ed esiste la notte. Nel momento
in cui qualcosa muore, qualcosa di nuovo sta nascendo secondo un ritmo che
continua. Tale ciclicità caratterizza tutti noi e negarla significa frenare il
corso naturale delle cose.
Abbiamo difficoltà ad accettare che le cose possano finire,
che un lavoro, una relazione o un’amicizia possa terminare semplicemente perché
il suo scopo è terminato e deve lasciare il posto ad altro per la nostra
evoluzione. In questi momenti è necessario che esprimiamo i nostri sentimenti,
lasciandoli manifestare. Il dolore e la rabbia non vanno trattenuti perché sono
sensazioni che si provano e vanno espresse, dopodiché bisogna prendere atto
della situazione e andare avanti. La vita a riguardo ci fornisce continuamente
dei segnali; sono dei feedback che non possiamo trascurare. Essi possono essere
positivi quando le cose vanno bene, come una promozione, una carriera che va
alla grande, un rapporto che ci fa stare bene o una splendida forma fisica, ma
possono essere anche negativi. Magari non si è più in sintonia con il proprio
partner, il lavoro non rende più come dovrebbe o non ci stimola, ci si ammala.
Tendiamo a cogliere i segnali positivi (anche se non sempre li apprezziamo appieno), mentre quelli negativi li vogliamo evitare perché tendiamo a essere attaccati alle cose eppure così facendo rallentiamo il processo rendendolo più doloroso. Non voglio essere frainteso; bisogna lottare per quello che si ama e non arrendersi alle prime difficoltà, ma allo stesso tempo è prioritario comprendere che c’è un tempo per tutto e di conseguenza non possiamo opporci al flusso della Vita. Spesso, quando trascuriamo tutto ciò, nascono dei disagi in noi perché non è spontaneo attaccarsi alle cose.
La natura si dice che sia crudele, invece è assolutamente falso, quello che è crudele è impedire alle cose di fare il loro corso e di eseguire il loro scopo.
Giudicare con superficialità quanto accade è la cosa più nociva che si possa
fare; sono proprio queste valutazioni che diamo noi o gli altri alle cose a non
farci sintonizzare con il Tutto.
Quando affermiamo che il nostro lavoro è la
nostra vita, che senza il nostro partner non possiamo stare, se diciamo di
sentirci completamente persi nel momento in cui le cose sembrano sfuggirci di
mano significa che non si ha fede nei processi vitali, non si ha fiducia di sé
e di quello che la vita ha in serbo per noi. Quello di cui non possiamo fare a
meno è la libertà: quando siamo veramente liberi, noi possiamo fare a meno di
tutti e di tutto perché ci bastiamo e ci basta quanto riceviamo; finiamola di
esseri schiavi delle cose e degli affetti. Questo non è amore ma possesso!
Me
lo ripeto sempre: la vita è come un viaggio in
treno, dove se ascoltiamo la voce del conducente riconosciamo la nostra
fermata ma se non prestiamo attenzione finiamo per rimanere bloccati sempre
nello stesso punto e questo ahimè appartiene all’uomo moderno, non alla natura.
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