Il cambiamento è
una delle cose che ci fa più paura e questo accade secondo me per due
motivi: il primo è legato alla paura dell’ignoto, siamo spaventati da tutto
quello che non conosciamo, da tutto ciò su cui crediamo di non avere il
controllo; il secondo motivo è legato alla tendenza a identificarci con
qualcosa, sia esso il nostro lavoro, la nostra famiglia e altro ancora. E’
innegabile che ogni mutamento possa in qualche modo non lasciarci indifferenti.
Siamo esseri abitudinari e gran parte di quello che facciamo lo svolgiamo in
modo automatico, vivendo spesso nella routine sia perché consciamente questo facilita
la nostra esistenza e sia perché inconsciamente la nostra mente usa tale
meccanismo per risparmiare energia utilizzandola così per altre cose che reputa
più importanti per la sopravvivenza.
Quello che, però, è fondamentale da comprendere è che il
nostro cervello…la nostra mente e il nostro spirito, che a nostra insaputa
interagiscono tra di loro, sono troppo grandi e potenti per svolgere sempre le
stesse mansioni, per dedicarsi a un lavoro che non va oltre il solito compito da
svolgere quotidianamente, per farci vivere un’esistenza fatta sempre delle
solite cose, senza aspettative e senza sorprese.
In che modo noi possiamo far coesistere la tendenza ad
abituarci alle cose e alle circostanze con l’enorme potenziale del nostro cervello
pronto a nuove conoscenze? La risposta è semplice: il cambiamento deve diventare una nostra abitudine. Non voglio essere frainteso;
non sto dicendo che, per stare bene, bisogna che le situazioni mutino di
continuo. In questo caso ci troveremo in una situazione di caos senza regole e
senza logica. Inoltre ogni mutamento non è percepibile allo stesso modo da tutti
e ciò che può andare bene per un individuo può non essere adeguato per un
altro; per questo ogni situazione è diversa da un’altra.
Quello su cui mi voglio soffermare è la necessità di accogliere
la trasformazione perché è naturale; nulla dura per sempre e ricercare le cause
per cui le situazioni si siano evolute in un certo modo non cambia la realtà
delle cose; nella vita possiamo stare con una persona ma quando la relazione ad
un certo punto non fa stare bene nessuno dei due perché voler impedire che le
cose procedano in maniera spontanea? Se un lavoro non ci appassiona, non ci
gratifica perché insistere quando la cosa più saggia è accettare la naturale
conclusione?
Ripeto: la paura in questi casi è naturale; aver timore
di non trovare un’altra persona o un nuovo lavoro non sono pensieri da
rinnegare, fanno parte del gioco; ad un certo punto se non facciamo resistenza
andranno via e lasceranno il posto ad altro. E’ importante che ci abituiamo a
vedere e vivere il cambiamento per
quello che esso è: una necessità!
Niente di nuovo può avvenire se non va via il vecchio, di conseguenza bisogna essere flessibili, dinamici e non statici e pesanti. Abbiamo la tendenza ad avere il controllo e questo fatto rallenta il cambiamento perché è fuori dai nostri radar; il punto è capire che quello che per noi è controllo è solo pura illusione; è una storiella che ci vogliamo raccontare per sentirci al sicuro.
Abitiamo su un pianeta sospeso nel vuoto e noi stessi siamo
piantati a terra grazie ad una forza che non si vede e sulla quale non abbiamo
potere. Viviamo grazie al lavoro che i nostri organi fanno involontariamente
senza il nostro intervento e senza avere il potere su di loro. Ci sono
un’infinità d’incognite nella nostra vita e credere che qualcosa ci dia
sicurezza o pensare di avere il controllo di qualcosa è da incoscienti. L’unica
certezza è dentro di noi. Abbiamo il potere di credere in noi stessi e di
andare bene qualsiasi cosa accada. Altra cosa molto dannosa e che impedisce la
naturale evoluzione delle cose è l’identificazione, quando c’identifichiamo con
un ruolo, che sia il nostro lavoro o la nostra relazione oppure l’essere
genitore, perdiamo la forza che è dentro di noi per darla agli altri. Non
possiamo credere di essere avvocati, imprenditori, padri, madri o tanto altro
ancora perché per quanto importanti possano essere non sono noi; sono solo
attributi che possono finire e mettere in crisi il nostro essere.
Possiamo non svolgere più lo stesso mestiere, i nostri figli possono andare via ed essere autonomi, il nostro partner può lasciarci ma, se ci siamo identificati con essi, non sapremo accogliere il naturale corso e andremo in crisi perché non sapremo più chi siamo. Siamo più grandi di quello che facciamo, la persona con cui stiamo, i risultati che abbiamo ottenuto; siamo prima di tutto noi stessi e bastiamoci dopodiché saremo in grado di stare nel mondo e muoverci in esso secondo il naturale corso delle cose. Ricordiamo sempre che noi siamo il nostro
Possiamo non svolgere più lo stesso mestiere, i nostri figli possono andare via ed essere autonomi, il nostro partner può lasciarci ma, se ci siamo identificati con essi, non sapremo accogliere il naturale corso e andremo in crisi perché non sapremo più chi siamo. Siamo più grandi di quello che facciamo, la persona con cui stiamo, i risultati che abbiamo ottenuto; siamo prima di tutto noi stessi e bastiamoci dopodiché saremo in grado di stare nel mondo e muoverci in esso secondo il naturale corso delle cose. Ricordiamo sempre che noi siamo il nostro
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