Fin da piccolo mi è stato insegnato a dare importanza alla parola grazie; ovviamente lo facevo in automatico quando ricevevo un regalo, un complimento, quando qualcuno faceva qualcosa per me, sapevo che era importante ma non avevo ancora capito perché. Con il tempo ho compreso il valore del dire grazie e quanto bene faccia non solo a chi lo riceve ma anche a chi lo dice. Vedete, quando qualcuno fa qualcosa per noi, da un semplice regalo ad un vero e proprio favore, dall’essere presente in situazioni importanti al condividere un momento piacevole, questo qualcuno ci ha dato una parte importante di sé. Ha utilizzato il suo tempo per noi perché ha ritenuto che fosse giusto farlo.
Il tempo infatti è limitato, ognuno ne possiede una certa quantità ed è essenziale non sprecarlo; per questo apprezzare il fatto che una persona abbia potuto e voluto darci il suo tempo è il minimo che possiamo fare. Dire grazie dà valore a quello che una persona fa per noi o a quello che ci viene dato, non rende scontato la cosa e anche se non lo si ammette ricevere un grazie fa molto piacere. Il grazie è collegato al senso di gratitudine, perché è un segno di apprezzamento, diamo valore alle cose e a noi stessi, non siamo superficiali. Si dice che la miglior preghiera sia un grazie ed è proprio vero perché penso sia il miglior modo per rendere il giusto omaggio.
Purtroppo spesso questo non avviene, alcune persone non utilizzano il grazie, sono in genere individui che fin da piccoli non sono stati abituati a questo, in tal caso il genitore ha un ruolo importante, è lui che deve far capire al bambino l’importanza di questa parola; ovviamente qualora nemmeno il padre e la madre abbiano questa abitudine, tale mancanza si riscontrerà anche nel figlio. Un bambino, quando non sa dire grazie, avrà sicuramente la tendenza a pensare che tutto gli sia dovuto, che debba ricevere qualcosa a prescindere e questo con la crescita potrebbe far maturare in lui l’arroganza, la prepotenza. Questo tipo di atteggiamento crea rapporti sterili e vuoti, la vita è un dare e avere in modo spontaneo, anche l’individuo più altruista ha bisogno di essere in qualche modo ricambiato affinché la bilancia delle emozioni rimanga in equilibrio.
Personalmente sono convinto che l’abito non faccia il monaco, ma il modo di fare e di comunicare di un individuo dicono tanto; infatti, così come il saluto, quando si entra in un luogo in presenza di persone, è sinonimo di buona educazione, allo stesso modo dire grazie è indice di riconoscenza e rispetto verso il prossimo. Credo che una delle benedizioni della vita siano i sani rapporti umani: non siamo isole, siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di condividere la nostra vita con altre persone che rispecchiano i nostri valori. Non si può andare d’accordo con ogni persona perché non siamo tutti uguali ma si può creare una sintonia con le persone che condividono il nostro modo di fare; di conseguenza sforzarsi di trovarsi bene con tutti è un errore che possiamo pagare a caro costo, giacché sono in ballo le nostre emozioni.
Quando non si riceve mai un grazie per quello che si fa, quando quello che si fa passa inosservato e non vi è nessuna forma d’apprezzamento, è giusto non accusare gli altri ma anche non perpetrare tale comportamento nei confronti di chi non ci sa apprezzare. Nel Vangelo Gesù afferma: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”. Il grazie è qualcosa che fa piacere, è innegabile, ma sarebbe un grave errore pensare di compiacere tutti al solo fine di essere ricambiati con una forma d’apprezzamento; il dare non deve in nessun modo farci perdere di valore e, quindi, le perle vanno date a chi le sa apprezzare se non si vuole rischiare di farsele calpestare.
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